PLEIADI: l’ammasso stellare dal mito alla scienza

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Gli astri hanno affascinato l’uomo sin dalle sue origini; egli attribuiva diversi significati e nomi a quei gruppi di stelle che ogni sera, dalla notte dei tempi, vestono il cielo di magia; i popoli hanno dato la loro interpretazione a seconda della propria cultura e tradizione, ed è per questo che ogni costellazione, ogni asterismo, ogni pianeta assume un significato che affonda tra i miti e le leggende.

Protagoniste di queste serate di fine inverno sono sicuramente le Pleaidi, o M45, l’ammasso stellare aperto nella costellazione del Toro.

La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolìo di stelle, decantava Pascoli nel Gelsomino Notturno: anch’egli diede la sua personale interpretazione a quel gruppetto di luminose stelle, che lo paragonò a una chioccia che si trascina dietro una covata di pulcini intenti a pigolare; curioso ma d’effetto, sembra quasi di sentire riecheggiare il suono che produce la visione di quel cielo blu notte punteggiato di stelle.

“Le Pleiadi con i nomi delle principali costellazioni”, di HeNRyKus…

Ma dal punto di vista della mitologico chi sono le Pleiadi? Spesso definite le sette sorelle, nella mitologia greca esse sono ninfe della montagna, nonchè le figlie di Atlante e l’oceanina Pleione: Alcione, Asterope, Celeno, Elettra, Maia, Merope e Taigeta.

Il loro nome è legato al verbo salpare e l’apparizione dell’ammasso nel cielo rappresentava, nell’antichità, un periodo favorevole per la navigazione.

La variante del nome Peleiadi invece riconduce a un riferimento alle colombe, in cui le sette sorelle si trasformarono per sfuggire all’inseguimento del cacciatore Orione.

Un altro mito attribuisce la trasformazione in colombe alla disperazione delle sorelle dovuta alla puniziona inflitta da Zeus al loro padre, Atlante, condannato a portare sulle sue spalle il peso del mondo.

Nelle foto sopra: l’ammasso delle Pleiadi fotografato la sera del 22 febbraio 2021, e nella seconda foto la congiunzione Venere-Pleiadi il 5 aprile 2020. Credit: Teresa Molinaro

Dal punto di vista astronomico le Pleiadi sono un ammasso stellare aperto facente parte della costellazione del Toro, distanti 440 anni luce da noi.

Esse prendono parte alla sfilata degli oggetti più belli e suggestivi del cielo invernale come (oltre al Toro) Orione, Sirio i Gemelli.

Spesso incontrano i pianeti o la Luna, dando vita a spettacolari congiunzioni.

Nell’osservazione ad occhio nudo, soprattutto da cieli cittadini e troppo luminosi, se ne contano circa sette individuabili in quella che sembra assumere la forma di un piccolo carro; osservando con un binocolo o con un telescopio ci si rende conto invece che l’ammasso è molto più esteso, e non è costituito solo dalle sette stelle a noi più visibili, che sono delle giganti blu o bianche.

Vi sono infatti centinaia di altre stelle a comporre l’ammasso, che hanno un’origine comune e sono legate da forza di gravità.

In fotografie alle lunghe esposizioni o all’oculare di un telescopio di apertura considerevole, le stelle appaiono circondate da nubi di polvere che riflettono la luce di stelle vicine (nebulose a riflessione).

Da studi realizzati grazie ai dati della missione Kepler risulta una variabilità periodica nella luminosità delle stelle più brillanti dell’ammasso delle Pleiadi.

Gurdando il cielo serale mito e scienza si fondono, dando vita allo spettacolo che appare ai nostri occhi; ma l’aspetto più bello è che quel luccichìo di stelle può avere per ognuno di noi un significato ancora diverso, più personale, che ci porta ad andare oltre a ciò che già conosciamo.

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