Ha 13,2 miliardi di anni, ma non li dimostra
Osservata la galassia più lontana e antica finora scoperta: si chiama EGS8p7 e ha 13,2 miliardi di anni, ossia poco meno dei 13,8 miliardi di età dell’universo. E’ straordinariamente luminosa per la sua età e potrebbe essere alimentata da una popolazione di stelle insolitamente calde. Descritta sull’Astrophysical Journal Letters, è stata osservata dal gruppo di ricerca guidato dal California Institute of Technology (Caltech), del quale fa parte l’italiano Sirio Belli.
Scoperta dai telescopi spaziali Hubble e Spitzer, la galassia è stata analizzata con lo spettrometro (Mosfire) installato sui telescopi del Keck Observatory nelle Hawaii, che ha permesso di calcolarne l’età. Lo strumento ha infatti permesso di determinare il cosiddetto spostamento verso il rosso (Redshift), cioè lo spostamento dal colore reale a lunghezze d’onda più rosse a causa della distanza. L’effetto è lo stesso del suono della sirena di un’ambulanza che diventa più acuto quando si avvicina. Nel caso di stelle e galassie accade qualcosa di simile con la luce.
Tradizionalmente utilizzata per misurare la distanza delle galassie, la tecnica del redshift è difficile da usare quando si osservano gli oggetti più lontani e quindi più antichi. Subito dopo il Big Bang, l’universo era infatti avvolto da una ‘nebbia primordiale’ di idrogeno neutro, che lo rendeva buio. Circa 380.000 anni dopo il Big Bang la nebbia ha cominciato gradualmente a dissolversi, lasciando spazio alle luce di stelle e galassie. Ma non è stato un processo veloce e quindi è un’eccezione che si riesca ad osservare una galassia che risale a 600.000 anni dopo il Big Bang.
Una possibile ragione per cui le prime galassie siamo comunque visibile, nonostante la nebbia, è che questa non si sia diradata in modo uniforme. Secondo Belli, la galassia EGS8p7, che è insolitamente luminosa, potrebbe essere avere ”proprietà speciali che hanno generato una bolla di idrogeno ionizzato molto prima di quanto sia possibile per una galassia di quell’epoca”.