Luce Cinerea: il fascino della Luna al Chiar di Terra

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La Luna è il corpo celeste pù osservato e amato da tutti i popoli sin dall’antichità; seguire le varie fasi del nostro satellite ci fa sentire quasi parte di esso ed è magico cogliere la mutevolezza della luce che lo riveste.

Nelle sere successive al novilunio,  così come nelle aurore successive al plenilunio, sarà capitato a tutti di incontrare nel cielo una sottile falce di luna (crescente o calante) e di riuscire a scorgere il resto del disco, debolmente illuminato, di un colore grigio-azzurro o verdastro.

Si tratta della luce cinerea, dal latino lumen cinereum, per via del caratteristico color cenere che assume il disco del nostro satellite rispetto alla parte illuminata.

Uno dei primi a studiare il fenomeno fu il grande Leonardo da Vinci che nel lontano 1550, in un suo manoscritto dedicato alla Luna e contenuto nel Codice Leicester, scriveva così: “O la Luna à lume da sé, o no: s’ell’à lume da sé, perché non risplende sanza l’aiuto del Sole? E s’ella non à lume da se, necessità la fa specchio sperico”.

In queste sue riflessioni egli pone il quesito su come possa la Luna brillare da sola e attraverso i suoi numerosi studi arriva a dedurre che il nostro satellite, non brillando di luce propria, riceva la luce da altri corpi luminosi, riflettendola.

Leonardo deduce anche che il suddetto fenomeno sia spiegabile scientificamente con il nome di luce cinerea e che sia dovuto alla riflessione multipla della luce solare la quale, dopo aver colpito la Terra, raggiunge la Luna e da questa viene a sua volta riflessa.

Nella foto la Luna crescente con la Luce Cinerea. Credit: Teresa Molinaro

Oltre 100 anni più tardi rispetto alle intuizioni di Leonardo, fu Galileo Galilei a spiegare il fenomeno della luce cinerea in maniera più esaustiva, dimostrando le analogie fra la Terra e il suo satellite, poiché “l’osservazione è resa più semplice ed evidente dall’aiuto del cannocchiale“, come dice nel suo Sidereus Nuncius; sarà nel 1632 che Galileo fornirà un’interpretazione  più precisa nel suo trattato “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”.

Sagredo, amico di Galileo e grande studioso di fisica e sperimentatore di strumenti scientifici, dopo aver udito da Salviati (studioso anch’esso di matematica e fisica) la spiegazione del fenomeno, affermerà:
“… lasciatemi il gusto di mostrarvi come a questo primo cenno ho penetrato la causa di un accidente al quale mille volte ho pensato, né mai l’ho potuto penetrare.

Voi volete dire che certa luce abbagliata che si vede nella Luna, massimamente quando l’è falcata, viene dal reflesso del lume del Sole nella superficie della terra e del mare: e piú si vede tal lume chiaro, quanto la falce è piú sottile, perché allora maggiore è la parte luminosa della Terra che dalla Luna è veduta, conforme a quello che poco fa si concluse, cioè che sempre tanta è la parte luminosa della Terra che si mostra alla Luna, quanta l’oscura della Luna che guarda verso la Terra; onde quando la Luna è sottilmente falcata, ed in conseguenza grande è la sua parte tenebrosa, grande è la parte illuminata della Terra, veduta dalla Luna, e tanto piú potente la reflession del lume”. 

I disegni delle fasi lunari, contenuti nel Sidereus Nuncius di Galileo Galilei.

Negli ultimi anni il progetto Earthshine della NASA sta monitorando e studiando l’albedo terrestre, ovvero la luce riflessa dalla Terra che illumina la superficie della Luna non esposta al Sole e che è determinata per il 50% dalla presenza delle nubi, per il 10/25% dalle terre emerse e per il 10% dall’acqua degli oceani.

Secondo un nuovo studio pubblicato su Geophysical Research Letters, il riscaldamento delle acque oceaniche del Pacifico orientale ha causato negli ultimi anni un preoccupante calo dell’albedo Terrestre.

La quantità di energia solare assorbita dal nostro pianeta è in aumento così come le temperature.

Il fenomeno della Luce Cinerea è influenzato dalla presenza o meno di nubi nell’atmosfera terrestre ma anche dalla consistente quantità di neve sulla nostra  superfice: ciò influisce sulla maggiore o minore intensità del fenomeno che osserviamo nella fase cresente o calante della Luna.

In ogni caso ammirare il Chiar di Terra sul disco lunare ad occhio nudo è molto intrigante per gli appassionati del nostro satellite; il fenomeno si presta bene all’astrofotografia e anche all’osservazione attraverso binocoli e telescopi, che saranno in  grado di  rivelare diversi dettagli del disco lunare in ombra, come ad esempio i Mari.

Quando la Luna è in fase crescente e mostra la sua primissima falce il fenomeno della luce cinerea prende anche il nome (dall’inglese) di “vecchia Luna fra le braccia della nuova”.

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